THERE'S MORE THAN MEETS THE EYE

Armelle des Ligneris
Ilaria Piccirillo
Maria Allegretti
Margherita Mezzetti

a cura di Caterina Fondelli

24.02.2023 - 25.03.2023

I momenti sospesi nelle nostre esistenze sono frequenti, tendono a reiterarsi e a sembrare dilatati e senza fine quando ci si viene a trovare al loro interno. Potrebbero apparire, ad una prima analisi superficiale, trascurabili, non certo degni di assurgere a ruoli di protagonisti, tanto da dedicargli un intero progetto visivo di vasta scoperta e rivelazione. Quello che però avviene fra parentesi a volte risulta essere più significativo e decisivo delle cosiddette grandi azioni, trasformando il tempo “congelato” in un’opportunità per generare minuscole vibrazio- ni che produrranno inediti movimenti, definibili e comprensibili attraverso lo scorrere delle vite stesse.

Che cosa succede quando niente accade? È un interrogativo posto comunemente dall’es- sere umano in quella fase di ruminazione mentale sul proprio stesso pensiero: pensare cioè a cosa stiamo pensando, conduce a una sorta di meta - presa di coscienza e in tal modo a annientare il medesimo concetto del “nulla”.

La stasi, infatti, non è qualcosa di concreto, seppur una sensazione reale di immobilità, ciò che ci circonda e il nostro corpo continuano inesorabilmente la loro evoluzione. Nuovamente il “sentire” diviene preponderante rispetto al razionale svolgersi dei fatti, l’esperienza sugge- risce così l’impressione di trovarsi in una situazione nella quale novità e gesti sono in stallo o totalmente assenti, il che porta l’individuo o gruppi di essi a mettere in campo differenti reazioni o soluzioni.

I vuoti esistenziali assumono vesti svariate accompagnate da un’ampia gamma di senti- menti e atti quali apatia, entusiasmo, creazione o distruzione, rilassatezza, contemplazione, fantasia...“There’s more than meets the eye” è dunque un motto, un modus vivendi che collega anche la poetica e le opere delle artiste riunite in questa mostra, perché al di là di quei frammenti di esistenza costituiti da luoghi, oggetti, persone, la cui patina estetica pare essere caratterizzata da calma, ponderazione, minute e delicate mosse, si riversano mondi molto più vasti, riferimenti a tematiche sociali e universali di portata essenziale e collettiva.

Caterina Fondelli

Le artiste esplorano, studiano e ricercano le zone buie, dove regna talvolta l’inerzia, l’oscil- lazione, il rimuginio, la passività, l’ostinazione, quelle aree in cui scaturiscono tante doman- de, ci si smarrisce, si decide se opporre resistenza alla vita o se lasciarla fluire. La loro raf- figurazione visiva è un prosieguo di questa indagine, ed è altresì un modo per consegnarle una forma e approdare a un attimo di chiarezza e manifestazione.

Vecchie foto che ritraggono istanti di convivialità all’aria aperta, architetture, spazi deputati allo sport, possono divenire soggetti e ispirazioni di pitture evanescenti e dagli strati acquosi e leggeri, che con fare non declamatorio parlano di potere e provano a disinnescarlo proprio appropriandosi del concetto e della rappresentazione del “vuoto”.

La vacuità può anche riempirsi, tramutarsi in ingegno, ludicità e divertissement, come una riunione attorno al fuoco che raggiunge con la narrazione lande e tradizioni curiose e lontane, la presenza di una stanza di giochi che riporta alla “povera” genialità dell’infanzia, fino alle bugie divertenti di un racconto che intrattiene le esigenze popolari.

L’immedesimazione è un altro strumento fondamentale in queste fasi di impasse, dato che il riconoscere una prova del nostro esistere tramite l’altro, il condividerne trepidazioni e sof- ferenze, diventa un riconoscimento identitario forte e ineguagliabile per compiere un mo- vimento in avanti. Il carico psicologico che può connotare questi stati è innegabile, può arrivarci a trasmettere le difficoltà di adattamento a un nuovo ambiente con il suo diverso cielo, atmosfere e umori; descrivere la notte e il suo allungarsi sul giorno, sulla mente e sulle sensibilità più acute; la permanenza dentro un amore e l’incessante volontà di raggiungi- mento nella perfezione della sua dimostrazione.

I contributi e le questioni affrontate sono variegate, ma a permanere è la fascinazione per l’ignoto di questi “iati” in cui ognuno decide di calarsi e investigare pertanto se stesso e la vita.

Caterina Fondelli

Margherita Mezzetti (1990, Siena. Vive e lavora a Berlino, Germania) si specializza in Pittura e Arti Visive presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia, Atelier F. È co-fondatrice e membro attivo dello spazio indipendente gestito da artisti BARdaDino. Ha recentemente partecipato alle residenze d’artista di VIAFARINI (Milano) e UVA program. L’artista compone immagini sentimentali. L’atto di dipingere diviene un faccia a faccia con desideri e frustrazioni. Una costellazione di visioni senza tempo né spazio, che rappresentano, in modo non necessariamente convenzionale, il nostro corpo e la necessità di riconoscere nell’altro un segno tangibile della nostra esistenza. Icone che contengono e conservano sogni e rimpianti. Una narrativa che dipende da bisogni collettivi, connessa al tempo che stiamo vivendo. Queste figurazioni, così cariche eppure così gentili, sono costruite a partire dal linguaggio fotografico e digitale ed acquisiscono con la pittura una rinnovata emotività condivisibile con l’osservatore. L’amarezza di uno sguardo o un vivido dettaglio possono richiamare un ricordo, far scaturire una fantasia o la ricerca di un vuoto da colmare, dove anche la sofferenza è considerata un valore identitario. 

Armelle des Ligneris (1995, Parigi. Vive e lavora a Parigi, Francia) ha studiato alla scuola di Beaux-arts di Nantes, dove si è laureata nel 2020. Durante la sua formazione, ha effettuato un soggiorno di studio alla Tokyo University of Art fra il 2016/2017, e un secondo soggiorno alla China Academy of Art a Hangzhou nel 2018/2019. Oggi è dottoranda a L'Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales (Scuola di alti studi in Scienze Sociali).

La produzione pittorica di Armelle des Ligneris si impegna a guidare il nostro sguardo, il nostro pensiero, verso una rivelazione delle forme di autorità e di dominio. In questi grandi spazi vuoti, dove l'uomo, se non è già assente, lentamente ma inesorabilmente sparisce, la violenza sorge solo in negativo. Armelle des Ligneris designa i contorni delle forme curate delle estetiche autoritarie. Si appropria di fotografie di famiglie imperiali, di campi sportivi e partite di tennis, di archivi personali, di rappresentazioni di film, di programmi televisivi ... tutte portatrici di temi gravi che lei non esplicita, rifiutando il declamatorio. Le opere di Armelle des Ligneris sono produzioni ambigue, che giocano con il fascino comune per queste immagini del potere, cercando di disinnescarle. Le fonti documentali e il loro ruolo di autorità si spengono nella pittura, il vuoto le riduce al silenzio.

Maria Allegretti (1998, Italia. Vive e lavora a Milano), regista e scrittrice, intreccia lo studio della filosofia con la sua ricerca artistica, che prende avvio da un atto d’amore: una riflessione sulle emozioni, sul nostro modo di percepire noi stessi e il mondo, per poter pensare a nuovi modi di vivere l’interiorità e le sue narrazioni.

Attraverso lo studio della materia visiva e del linguaggio, Maria indaga l’identità come narrazione che si costruisce a partire da un processo di costruzione e distruzione, correzione; un continuo alternarsi di disciplina e gioco, severità e leggerezza.

Finora ha preso parte a tre residenze artistiche, l’ultima a Fabrica, Treviso, che si è conclusa a febbraio 2022, e ha partecipato a diverse mostre sia a livello nazionale che internazionale.

Ilaria Piccirillo (1997, Avellino. Vive e lavora a Bologna) si è diplomata in Pittura - Arti Visive presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna nel 2022 e in Grafica d’Arte all’Accademia di Belle Arti di Urbino nel 2019. Attualmente frequenta il corso di Tecnico degli allestimenti scenici presso la Scuola dell’Opera a Bologna.

Soprattutto attraverso il disegno e lavori a metà tra scultura e objet trouvé, l’artista indaga le varie possibilità di narrazione del linguaggio visivo. L’intento è quello di riorganizzare e dare forma al disordine delle suggestioni provenienti da esperienze personali e collettive.

Storie trovate, tra leggenda e realtà, rappresentano spesso il trampolino di lancio della pratica artistica. Esse vengono assorbite in una nuova visione che sfida l’univocità del soggetto, imponendo allo spettatore una lettura multipla in cui ogni tracciato da seguire conduce a elementi prima nascosti. Il conflitto tra la costruzione mentale e le immagini trovate si traduce nell’espressione di un mondo interiore in cui è impossibile individuare buoni o cattivi; che rivisita figure archetipe e atemporali; e che rivendica il brutto e l’osceno.