Spaccacuore

di Mattia Barbieri e Monica Mazzone

 

a cura di Gloria Pasotti con testo di Luigi Presicce.
dal 29 gennaio al 4 marzo 2022

Spaccacuore è un unico cuore diviso in due, quello degli artisti Mattia Barbieri e Monica Mazzone che uniranno le loro metà in uno sposalizio alchemico nelle sale di spazio contemporanea dal 29 gennaio al 4 marzo 2022.

Entrambi sondano con la pittura ciò che sta oltre il visibile, cercano l’abbraccio del mistero, ma con due formule evocative distinte: il fare pittorico di Mattia è figurativo, attinge dall’immaginario mitologico e dall’estetica digitale contemporanea; una pittura multistrato con un impianto quasi grafico, nel quale si inseriscono mascherature – quinte che creano profondità e rompono l’unità dell’immagine. L’occhio rimbalza continuamente tra piani bidimensionali e tridimensionali, tra pattern che sembrano usciti da una stampante scarica di toner- lo spazio del sacro- microcosmi ricchi di dettaglio e di minuzie, sfere fluttuanti e apparizioni divine. Barbieri non lavora ad una singola tela, ma inizia più tavole contemporaneamente, e le affronta in modo diretto, senza disegni preparatori, come se ci andasse a svelare qualcosa che conosce molto bene. La pittura alterna i suoi temperamenti, cambia pelle, conduce lo spettatore verso un’esplorazione visiva che rimette costantemente in discussione l’identità della superficie.

Le sue sculture sono dei gessi policromi da indagare a tutto tondo, realizzati con molteplici e differenti gesti pittorici: antenne che si sviluppano in verticale, reperti archeologici di natura panica, in cui elementi vegetali e figura umana si fondono assieme.

Per Monica, al contrario, il principio regolatore della costruzione dell’immagine è quello numerico matematico che affonda le proprie radici nella pratica spirituale.
Prima di arrivare al gesto pittorico lei misura lo spazio, annota numeri, stende pagine e pagine di formule che poi converte in linee rette e curve sulla tavola bianca. La sua è una pratica fatta di misurazione ed ordine, volta a costruire sintesi architettoniche emozionali e un alfabeto che abbia un significato universale, senza necessariamente lasciare una traccia personale del gesto, ma invadendo la composizione con geometrie assurde che seguono il plausibile.

Ma se il disegno è controllato, i colori sono vivaci e squillanti e si perdono e si ritrovano in gradienti tra il verde e il viola. Una geometria viva, “emotiva” come lei la definisce.
Per spazio contemporanea ha realizzato dipinti site specific, definendo delle proporzioni che abbiano una correlazione tra le dimensioni del suo corpo e le dimensioni dello spazio.
Come in pittura anche nelle sculture Monica cerca la pulizia formale assoluta, infatti, nonostante siano realizzate a mano, hanno una finitura quasi industriale. Le sue sculture sembrano non appartenere a nessuna epoca; sottili fogli di alluminio anodizzato che, con un sapiente uso tridimensionale di piani bidimensionali, si reggono ad incastro per bilanciamento dei pesi.

Per questi due artisti uniti nella vita, Spaccacuore non è solo l’esibizione della loro pratica personale, bensì una ricerca di dialogo alchemico e visivo ed un esercizio relazionale, perché ci si può parlare e comprendere anche se si utilizzano due alfabeti diversi. Il titolo della mostra evoca nell’immaginazione una corazza che avvolge il cuore, una pietra che deve essere rotta per rivelare lo spirito vivo e pulsante. Il magma sentimentale abbatte le indecisioni e fagocita le individualità, sviscerando nel profondo il gioco forza dell’amore, nella costruzione di un simbolico Unico.
Allora spazio contemporanea diviene un corpo e lo Spaccacuore, situato nella sala centrale, il torace dello spazio, è il risultato dell’unione delle loro pratiche. Una installazione piramidale in alluminio a base triangolare, che ingloba una tavola pittorica, un lavoro a quattro mani, in cui per fare avvenire l’incastro bisogna prima incidere e liberare il cuore.

Gloria Pasotti

“...Sono stato davvero contento di aver avuto l'occasione di conoscerli in quella circostanza e appena sono ritornato a New York e li ho rincontrati ho capito che la nostra amicizia era forte, impavida e senza confini.
La prova che sia esattamente come dico, sta nel fatto che mi abbiano chiesto di scrivere questo testo per la mostra che faranno insieme. Se valutiamo questo aspetto, a tratti goliardico, di fare un'esposizione insieme, lei e lui, tutto riparte da capo, dal principio di queste parole, dove tra le righe, parlando di sciocchezze e principesse ritrovo in Monica e Mattia il senso dell'unirsi in un unico corpo o massa camminante, come i quadri di Mattia in cui una figura alta e possente ne trasporta sulle spalle un'altra piccola e delicata. A nessuno però è dato sapere chi e in quale momento della vita interpreterà San Cristoforo, potrebbe essere lui che porta lei come l'esatto contrario, la vita è un mistero e come tale va presa fino in fondo. Ho dovuto soffermarmi più volte sul carattere di entrambi che da ora in poi chiamerò la loro bellezza. La loro bellezza va preservata, va tenuta in uno scrigno.
Stamattina qualcuno mi ha chiesto se tornerà la normalità, io gli ho risposto che se per normalità intendeva routine e vecchie abitudini allora tanto vale dare sfogo allo scorrere evolutivo della specie e migliorarla, ammesso che ci si riesca.
Quando due persone con la loro bellezza si incontrano, non si può fare altro che sperare in qualcosa di luminoso, non solo per loro e per noi che li conosciamo, ma per tutta la nostra specie."

Luigi Presicce

Mattia Barbieri (1985, Brescia) vive e lavora tra Milano e New York.
Ha frequentato l’Accademia di Belle Arti di Brera, dove ha conseguito il diploma in Arti visive di Primo e Secondo livello.

Ha al suo attivo partecipazioni a premi e residenze internazionali e progetti curatoriali. È inoltre membro attivo della rivista d’arte E IL TOPO e Professore di Pittura presso l’Accademia Aldo Galli di Belle Arti di Como.
Numerose le sedi pubbliche e private, in Italia e all’estero, che espongono i suoi lavori, tra cui: Rizzuto Gallery-Palermo, Pablo’s Birthday Gallery-New York, The Border-New York, Museo di Arte Contemporanea del Sannio-Benevento, Palazzo Ranzanici-Brescia, Dimora Artica-Milano, Superstudiolo-Bergamo, Studio Maraniello-Milano, Fabbrica del Vapore-Milano, Palazzo Isimbardi – Milano, Federico Luger Gallery-Milano, Satzyor Gallery-Budapest, 42 Contemporaneo-Modena, Galleria Più-Bologna, Trieste Contemporanea-Trieste, Museo d’Arte Contemporanea di Lissone, Winzavod Contemporary Art Center, Mosca, MAM (Museo Arte Moderna di Mantova), Museo Internazionale della Ceramica Laveno, Museo Archeologico-Nola, Midec-Faenza. Vincitore del Premio Pittura del Museo di Arte Contemporanea di Lissone 2012.

Monica Mazzone (Milano, 1984) è un’artista visiva, vive e lavora tra Milano e New York.
Consegue la laurea in Arti Visive-Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Brera e in seguito all’Istituto Europeo del Design.

Ha esposto in spazi pubblici e privati, in Italia e all’estero, e ha al suo attivo partecipazioni a premi e residenze internazionali e progetti curatoriali. È inoltre membro attivo della rivista d’arte E IL TOPO e Professoressa di Cromatologia presso l’Accademia Aldo Galli di Belle Arti di Como.
Le recenti mostre personali e collettive includono: NARS Foundation New York, MASS MoCA North Adams, Museo Temporaneo Navile Bologna, Manuel Zoia Gallery Verona–Milano, Index Art Center Newark, Lac o le Mon Foundation Lecce, Museo di Arte Contemporanea del Sannio Benevento, La rada Foundation per l’Arte Contemporanea Locarno, The Border New York, Palazzo Reale Milano, Studio Maraniello Milano, Mars Milano, Giuseppe Pero Gallery Milano, Arthur Cravan Foundation Milano, Fabbrica del Vapore Milano, Merkur Gallery Istanbul, Fondazione Bandera per l’Arte Contemporanea Busto Arsizio, Palazzo Isimbardi Milano, Palazzo Lombardia Milano, Museo di Arte Contemporanea Lissone, riss(e) Varese , Museo Internazionale della Ceramica Laveno, Villa Contemporanea Monza, Palazzo Re Giulianova, Spazio Thetis Arsenale Venezia, Satzyor Gallery Budapest.