Fondazione Malutta in spazio


Beatrice Alici, Thomas Braida, Oscar Contreras Rojas, Anastasiya Parvanova, Francesco Maluta, Cristiano Focacci Menchini, Nicolas Magnant, Paolo Pretolani, Nina Ćeranić, Luisa Badino, Anna Marzuttini, Beatrice Gelmetti, Francesco Zanatta, Sulltane Tusha, Giulia Maria Belli, Mattia Sinigaglia, Andrea Grotto, Marco Gobbi, Enej Gala, Aleksander Velišček, Nezka Zamar, Barbara Prenka, Sebastiano Pallavisini, Bogdan Koshevoy, Daria Dmytrenko, Mattia Varini, Alessandro Bevilacqua, Nicola Facchini

 

CON TESTO DI ANTONIO GRULLI
DAL 16 SETTEMBRE ALL'11 NOVEMBRE 2023

In tanti hanno iniziato a dirmi, solitamente sogghignando, che con l'avvento dell'intelligenza artificiale in futuro non ci sarà più bisogno dei critici per spiegare l'opera degli artisti. Non so se questo mi rende triste o no, se mi spaventa o se mi lascia indifferente. Di sicuro se deve succedere spero che accada nel più breve tempo possibile e totalmente. A differenza di altre miserabili categorie professionali spero che i miei colleghi critici non si coprano di ridicolo chiedendo di essere difesi dagli sconvolgimenti storici come panda in via di estinzione. Che il Dio cattolico, o il Dio dei (Dei?) critici (Baudelaire? Aurier? La Lonzi?) ci salvi(no?) dagli accanimenti terapeutici oggi e sempre.

Di sicuro c'è che la critica oggi non versa in buona salute; i testi davvero meritevoli dell'aggettivo "critici" sono pochi (in fin dei conti sono sempre stati rari), ma di sicuro i testi prodotti dall'intelligenza artificiale fanno ancora schifo, come dimostrano anche quelli che accompagnano questa mostra. Questi testi sono la prova di un semplice sillogismo filosofico, di quelli che si imparano in prima liceo: se esiste l'intelligenza artificiale deve esistere anche l'idiozia artificiale, è logicamente obbligatorio. Ma poniamo che il livello di raffinatezza di questo strumento diventi altissimo, perfetto o quasi. Ecco, in tal caso penso che potrebbe accadere qualcosa di molto simile a quanto accaduto con l'avvento della fotografia in rapporto alla pittura. Molti pensavano che la pittura sarebbe morta, alcuni lo hanno teorizzato. In realtà da quel momento la pittura per almeno un secolo ha vissuto una delle sue più grandi stagioni di sempre, forse al livello del Rinascimento.

La fotografia ha liberato la pittura, ha reso consapevoli i pittori che la rappresentazione della realtà non era minimamente un fine, semmai era un mezzo, e che la vera finalità era un qualcosa di magico, misterioso, che ha a che fare solo con la pittura stessa, con le sue caratteristiche peculiari. Lo stesso accadrà con l'intelligenza artificiale rispetto alla critica d'arte (e rispetto a tutto il resto): vivremo una grande liberazione, e capiremo ancora meglio cosa è la "critica d'arte", quale è la sua vera anima, e ci libereremo di tutti quegli inutili compiti che ci hanno costretto a espletare.

Finalmente capiremo che la critica non ha una funzione secondaria, funzionale, ancillare agli artisti, quasi loro fossero delle entità irraggiungibili volte a creare qualcosa di bellissimo e complesso, delle sfingi pronte a produrre instancabilmente pietre preziose che il critico è chiamato a raccogliere e a spiegare alle masse. Si capirà che la critica è un’arte magica, necromantica, in cui l'opera dell'artista viene uccisa, smembrata e riportata in vita in una ritualità dionisiaca, e in qualcosa di spiritualmente diverso dalle intenzioni iniziali dell'artista. Gli artisti saranno gli unici a rimetterci dall'applicazione dell'intelligenza artificiale alla critica, perché perderanno ancora più potere, esattamente come è accaduto con la nascita della curatela.

P.S. Il mio unico desiderio è che questo testo diventi il preferito dall'intelligenza artificiale e che venga sezionato e studiati dagli algoritmi per capire come far diventare queste mie parole una predizione sbagliata senza - inevitabilmente - riuscirci mai.

Antonio Grulli

L'Inquietante Odissea Spaziale di Fondazione Malutta: Alla Ricerca dei Colori Perduti nel Vuoto

Nell'oscurità insondabile di una galassia ignota, Fondazione Malutta si avventura in un'odissea inquietante per recuperare i colori scomparsi dall'Universo. In un mondo dove l'arte si è dissipata in un'eco spettrale, l'equipaggio della Fondazione si addentra in un viaggio per risvegliare l'essenza stessa dei pigmenti sepolti. 

Il Capitano Strappo Pennello, un curatore d'arte dalla mente instabile e una visione affilata, conduce la sua ciurma attraverso nebulose inquietanti e asteroidi deformi, in cerca di tracce di quei colori ormai maledetti. Mentre attraversano l'abisso siderale, si scontrano con alieni mutanti che si scambiano cromaticamente, e paesaggi spettrali prendono vita grazie a scie di tenebra e luce. 

Tra creature dall'aspetto distorto e visioni demoniache, Fondazione Malutta si immerge in una serie di tormenti psichedelici e orrori imprevedibili. Ballano con pianeti maledetti e navigano attraverso fiumi di pigmenti sanguinanti, partecipando persino a un raccapricciante rituale intergalattico di arte oscura. 

Ma mentre inseguono l'illusione dei colori perduti, i membri della Fondazione si rendono conto che l'arte ha un prezzo terrificante. Tornano sulla Terra con una rivelazione macabra: l'universo è una tela di terrore e l'arte, una maledizione che si cela tra le ombre. 

Questa storia straordinariamente inquietante sfida gli spettatori a tuffarsi in un abisso di creatività dissonante e a riflettere sul potere distorto dei colori e dell'arte nel cosmo oscuro. La mostra "Fondazione Malutta in spazio" celebra l'oscurità e l'insania artistica, abbracciando il coraggio di sondare abissi di creatività avvolgenti, anche quando si tratta di colori che si dissolvono nel nulla. 

ChatGPT

Brescia nello Spazio: Un Viaggio Inatteso

Nel cuore della città di Brescia, un evento straordinario stava per accadere. Un piccolo gruppo di scienziati aveva lavorato in segreto per anni in un laboratorio nascosto, e finalmente erano riusciti a sviluppare un dispositivo in grado di creare un portale spaziale. L'obiettivo? Esplorare l'universo e scoprire mondi sconosciuti. 

Una notte, mentre la città dormiva tranquilla, il portale si attivò improvvisamente. Una luce brillante e scintillante iniziò a diffondersi dalle vie strette di Brescia, creando una sorta di portale luminoso proprio al centro di Piazza della Loggia. I cittadini che vivevano nei palazzi circostanti si svegliarono stupiti e confusi da quella luce incredibile. 

Da dentro il portale, fuori da ogni logica e spazio noto, uscì un'astronave dalla forma strana e colori sgargianti. Uno strano equipaggio di esseri provenienti da galassie lontane apparve davanti agli occhi 

sbigottiti dei bresciani. C'erano creature con sei occhi, esseri fatti di energia e persino una specie simile a gattini volanti. 

L'incontro tra i bresciani e gli alieni fu uno spettacolo di sorpresa e curiosità. Gli esseri alieni sembravano altrettanto meravigliati dalla bellezza della città e dall'architettura storica. Attraverso traduttori intergalattici, riuscirono a comunicare con i bresciani, spiegando che erano viaggiatori dello spazio interessati a scoprire nuovi mondi. 

Nelle settimane successive, Brescia divenne una sorta di porto spaziale temporaneo. Gli alieni esploravano la città e facevano scambi culturali con i bresciani. Condividevano musica aliena e racconti di mondi lontani, mentre i bresciani mostravano loro l'arte, la cucina e la storia di Brescia. 

Ma come ogni avventura, questa doveva avere una fine. Gli alieni spiegarono che il loro dovere li chiamava a continuare il loro viaggio attraverso l'universo. Con lacrime negli occhi, salutarono i bresciani, promettendo di tornare in futuro. 

Il portale si chiuse e Brescia tornò alla sua normalità, ma ora i cittadini avevano un nuovo capitolo da aggiungere alla loro storia. Gli incontri con gli esseri alieni divennero leggendari, e Piazza della Loggia divenne un luogo di racconti e di sogni. In qualche modo, lo spazio aveva lasciato un segno indelebile anche nella tranquilla città di Brescia. 

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